Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il libro che vi presento è un manuale sintetico, scritto in un linguaggio chiaro e comprensibile, che si legge tutto d'un fiato, come un romanzo. L’autore, Francesco Ronzon - docente di Antropologia culturale presso il Politecnico di Milano - riesce, in poco più di 130 a pagine, a fornire una panoramica esauriente sulla ricerca etnografica.
Dalla storia alle tecniche, dal lavoro di ricerca a quello di analisi, fino alla divulgazione dei risultati, tutto viene descritto in dettaglio e con esempi pratici. Una lettura, inoltre, che offre molti spunti per riflessioni e suggerimenti e porta all’inserimento di una pletora di post-it, come si può vedere nella foto, a segnalare le parti più interessanti.
Dalle Conclusioni riporto un passaggio che, a mio parere, sintetizza l’essenza della ricerca etnografica: “Anche se “sporco”, il lavoro etnografico presenta, infatti, vari punti di forza: aiuta a rilevare aspetti “invisibili” ai metodi di ricerca quantitativi; permette di porre domande di ricerca nuove, compensando ciò che si perde in linearità e pulizia operazionale con una maggiore densità e profondità analitico-interpretative; costringe, infine, il ricercatore a riflettere costantemente sul processo di ricerca, valutando di volta in volta l’appropriatezza dei metodi, delle categorie e delle teorie rispetto ai dati”.
Scheda riepilogativa Titolo: Sul campo - Breve guida alla ricerca etnografica Autore: Francesco Ronzon Editore: Meltemi Data di pubblicazione: 2008 Pagine: 143 Prezzo: 13,00 euro
Indice Introduzione Capitolo primo - L’etnografia Capitolo secondo - Il lavoro di ricerca Capitolo terzo - Le tecniche di indagine Capitolo quarto - L’analisi dei dati Capitolo quinto - La scrittura e la valutazione Conclusioni Letture consigliate Bibliografia
Di stefano (del 09/05/2011 @ 16:07:42, in Analisi, linkato 7461 volte)
Di ritorno da Milano, dove ho partecipato a una splendida edizione dell’Italian IA Summit, voglio condividere l’inquietudine nata da un talk sull’ubiquitous computing, ovvero sull’interconnessione tra il mondo reale e quello digitale attraverso oggetti - smartphone, RFId, ecc. - che comunicano tra di loro.
Un brivido anticipatore l’ho provato quando Nicola Palmarini (IBM) ha parlato di “oggetti che comunicano tra di loro al di fuori della nostra volontà”. Poi, con esempi reali - una panoramica molto veloce - ha descritto oggetti che comunicano il livello di stress di una persona, applicazioni che permettono di monitorare le persone dall’esterno delle loro case e altre cose simili. Tutto molto bello, un mondo ideale illuminato dal sol dell’avvenire digitale.
Ma quel brivido è divenuto vera e propria inquietudine quando, alla fine dell’intervento, ho chiesto se tutta questa tecnologia pervasiva poteva portare a sviluppare strumenti di controllo sociale e personale. La sua risposta è stata che dipendeva soprattutto da noi, perché in prima persona forniamo coscientemente e volutamente informazioni sul quando, dove, come e cosa facciamo.
Questo mi inquieta perché non è vero. Dare la responsabilità al singolo individuo per quello che potranno fare potere politico ed economico con l’utilizzo di queste tecnologie è voler chiudere gli occhi sul mondo in cui viviamo. Sarà che ho letto troppo fantascienza nella quale l’uomo non è padrone del suo destino - Dick e Ballard in particolare - ma io posso fare ben poco per difendermi. Posso, come in effetti faccio, evitare di lasciare tracce della mia vita quotidiana sui social network generalisti e fare a meno delle carte fedeltà, ma non posso evitare che altri, a mia insaputa, possano farlo (per esempio pubblicando una mia foto su Facebook o su Flickr). Ma qui non voglio analizzare questioni di privacy, di etica e quant'altro. Quello che voglio sono strumenti di difesa, protocolli e oggetti che mi permettano di combattere l’uso distorto che verrà fatto di queste tecnologie.
Questa è la mia modesta lista dei desideri: - uno strumento che mi permetta di individuare gli RFId, sapere che - informazioni raccolgono, per conto di chi e di poterli neutralizzare; - uno strumento che impedisca la scansione remota degli oggetti digitali - di mia proprietà; - uno strumento che mi permetta di non restare prigioniero di una rete digitale; - uno strumento che mi permetta di mappare sul territorio gli oggetti destinati - al monitoraggio dei device mobili.
Non mi sembra di chiedere troppo e, se qualcosa già esiste, avvisatemi.
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