Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Questo libro, appena pubblicato dalla Morgan Kaufmann, raccoglie 22 casi di studio sulle tecniche e gli strumenti dello UCD. Il libro si divide in due parti: la prima, dedicata ad esperienze su come promuovere, introdurre e gestire la metodologia UCD; la seconda, dedicata alle attività di ricerca, valutazione e progettazione. Ogni caso di studio, diviso in più capitoli, descrive in forma narrata come i team approcciano i progetti e affrontano le situazioni e i problemi che si presentano. Ogni capitolo si conclude con una serie di domande, del tipo “Quando è appropriato utilizzare questa tecnica?”. Le risposte (a queste domande) sono raccolte in un PDF di 129 pagine scaricabile dal sito web dedicato al libro, e non solo sono molto utili per approfondire gli argomenti trattati, ma permettono anche di provare a dare risposte basate sulla propria esperienza. Una sintesi finale e una bibliografia ragionata chiudono ogni caso di studio. Tra i 28 esperti che hanno contribuito al libro ci sono Deborah J. Mayhew (autrice di The Usability Engineering Lifecycle), Marie Tahir (autrice di Homepage Usability con Jakob Nielsen) e Carolyn Snyder (autrice di Paper Prototyping). Un libro unico nel panorama delle pubblicazioni sullo UCD, con un caso di studio esemplare dedicato ai personaggi, che entrerà di diritto nella nostra bibliografia essenziale. Scheda riepilogativa Titolo: User-Centered Design Stories - Real-World UCD Case Studies Autori: Carol Righi & Janice James Editore: Morgan Kaufmann Data di pubblicazione: Maggio 2007 Pagine: 535 Prezzo: 23.09 sterline su Amazon.co.uk Indice dei casi di studio
Part I Promoting, Establishing, and Administering a User-Centered Design Program
- Changing Products Means Changing Behaviors - Managing Politics in the Workplace - Raising Awareness at the Company Level - Usability Step by Step: Small Steps to a More Successful Site - Growing a Business by Meeting (Real) Customer Needs - But the Usability People Said It Was Okay... Or, How Not to “Do Usability” Part II Research, Evaluation, and Design - Estimating a User-Centered Design Effort - A Case Study in Card Sorting - The HURIE Method: A Case Study Combining Requirements Gathering - and User Interface Evaluation - Two Contrasting Case Studies in Integrating Business Analysis - With Usability Requirements Analysis and User Interface Design - A Case Study in Personas - User-Centered Design for Middleware - Isis Mobile: A Case Study in Heuristic Evaluation - Academic Manuscript Submission: A Case Study in Interaction Design - The Mulkey Corporation: A Case Study in Information Architecture - Incorporating Web Accessibility Into the Design Process - From .com to .com.cn: A Case Study of Website Internationalization - Designing for a Worldwide Product - Inspecting a User Interface - Billingsly: A Case Study in Managing Project Risks and Client Expectations - Aikot Corporation: A Case Study in Qualitative/ Quantitative - Remote Evaluation - Using Technology to Automate Summative Usability Testing
Di stefano (del 16/07/2007 @ 12:27:17, in Risorse, linkato 2720 volte)
Usabilitynet.org è un portale promosso dall'Unione Europea che raccoglie risorse e linee guida sullo user-centered design e l'usabilità. La parte più interessante del portale è quella dei Tools & Methods, a cui si accede tramite una tabella riepilogativa, con schede descrittive degli strumenti UCD divisi per finalità e fasi progettuali. Unica pecca, la mancanza di una sezione dedicata ai personaggi. Link: http://www.usabilitynet.org/tools/methods.htm
Di stefano (del 19/07/2007 @ 08:12:34, in Analisi, linkato 2841 volte)
“(...) Gerard guardò in su e disse «Che cosa desi... Mamma! Come mai tu qui?» «Sono venuta a trovarti caro.» «È giovedì, oggi? Oh, Signore, chi se ne ricordava! (...) ora non possiamo parlare. Allora generale?»” Il generale Reiner voltò la testa e incrociò le mani dietro il dorso. (...) «Era autorizzata a venire qui?» «Non a quest’ora, veramente, ma garantisco io per lei. Non sa neppure leggere un termometro, perciò niente di quanto diciamo noi significa qualcosa, per lei. Tornando a noi, generale, sono finiti su Plutone. Capisce? (...) Di tutte le spedizioni che abbiamo inviato oltre la fascia dei planetoidi, pare che una ce l’abbia fatta. E sono arrivati su Plutone.» «(...) e al momento attuale Plutone dista poco meno di quattro miliardi di miglia. Le onde radio, viaggiando alla velocità della luce, impiegano sei ore per viaggiare da qui a là. Se diciamo qualcosa, dobbiamo aspettare sei ore per avere una risposta. (...)» «Ecco perché mi servono il Multivac e i vostri tecnici. Dev’esserci una strategia delle comunicazioni alla quale ricorrere, che ci permetta di ridurre il numero di segnali che occorre trasmettere. Un aumento di efficenza, non fosse che del dieci per cento, potrebbe voler dire una settimana guadagnata.» La voce pacata [di sua madre] tornò ad interrompere. «Santo cielo, Gerard, stai cercando di arrivare a dire delle cose... delle cose...» «Mamma! Ti prego!» «Ma scusa, stai sbagliando tutto, te l’assicuro io.» «Mam-ma!» «Be’, come vuoi tu; ma se hai intenzione di dire qualcosa e poi aspettare dodici ore, sei sciocco. Fai malissimo.» Il generale diede un colpetto di tosse. «Dottor Cremona, consulteremo...» «Un momento, generale» disse Cremona. «Che cosa vuoi dire, mamma?» «Mentre aspetti la risposta» disse la signora Cremona, seria seria «ti conviene continuare a trasmettere e dire loro di fare lo stesso. (...) Nel frattempo, tanto da voi che da loro dev’esserci qualcuno in ascolto. (...), facendo così, ci sono buone probabilità di venire a sapere tutto senza bisogno di chiedere.» Entrambi gli uomini si guardarono. «Ma certo» bisbigliò Cremona. «Conversazione continua. (...)» «Ma come hai fatto a pensarci, mamma? Come sei arrivata a una soluzione del genere?» «Ma, caro, tutte le donne lo sanno. Due donne qualsiasi, al videofono, per stratocavo, o semplicemente faccia a faccia, sanno che il segreto per spargere una notizia è quello di continuare a parlare, a dispetto dei santi.» Cremona tentò di sorridere. Poi, (...), si voltò e uscì. (...) Gran caro uomo suo figlio, il fisico. Grande e grosso e importante com’era, non dimenticava mai che un ragazzo deve sempre dar retta alla sua mamma.” Estratto da: Mio figlio, il fisico di Isaac Asimov (Antologia Personale, Mondadori, 1978)
Ho preso in prestito alcune battute di questo delizioso racconto di Asimov per introdurre l’oggetto di questa analisi: spesso gli esperti non siamo noi, e men che meno lo sono i nostri committenti; gli esperti sono fuori, sono persone comuni, che sanno poco o nulla di tecnologia ma che la usano tutti i giorni per lavorare o per le loro attività personali, piegandola frequentemente, spesso inconsapevolmente, alle loro esigenze. Parlare con loro, osservarle mentre la usano e coinvolgerle nella valutazione dei prototipi è indispensabile per poter ottenere risultati di qualità. Inoltre, cosa ancora più importante, queste attività offrono spunti per nuove idee o nuovi servizi, che al chiuso delle sale riunioni non si riescono neanche a immaginare. Senza contare, poi, che i risultati di queste attività di ricerca metterebbero fine a sterili dispute su quali funzionalità implementare, quali soluzioni scegliere e quali tecnologie usare. Con gran risparmio di tempo e denaro, risorse che notoriamente scarseggiano.
Così, mentre sempre più spesso si legge che la tecnologia deve tornare a essere strumento e non fine, spostando l’attenzione sulle necessità delle persone, ancora oggi ci sono progetti web che iniziano con lo sviluppo del codice o dell’interfaccia grafica, senza alcuna attività di ricerca e valutazione. E non credete che ci sia un problema di budget a giustificare questa scelta. La maggior parte delle volte lo si fa perché “noi lavoriamo così” che si traduce in “senza sapere perché e per chi stiamo facendo quello che facciamo”. Senza una metodologia progettuale, quindi, e i risultati di questa mancanza sono evidenti.
EIAA - European Interactive Advertising Association - ha pubblicato una ricerca sull'uso di internet da parte degli over 55 denominata Silver Surfers. La ricerca evidenzia che ormai internet è entrato completamente nello stile di vità della terza età.
Link: http://www.eiaa.net/news/eiaa-articles-details.asp?id=139&lang=4
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